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domenica 13 novembre 2011

"I giorni dei giovani leoni" - Gino Pitaro

Mario, un giovane calabrese studente universitario in architettura, è il classico “fuori sede” a Bologna, che nel suo caso aspira a cambiare corso di laurea e a iscriversi al DAMS, la facoltà “underground” di arte, musica e spettacolo. 
La sua vita trascorre tra università, lavoro al call center e amici conosciuti prevalentemente all’ateneo.
L’esistenza di Mario è costellata di piccoli e grandi avvenimenti che formano il variegato mosaico della sua vita. 
Incontri ora illuminanti o speciali, circostanze avventurose e drammi determineranno nuove tappe del destino. Su tutto lo spettro delle corse clandestine in auto e di altri mali giovanili.
Una buona stella può illuminare la vita degli uomini? Forse un disegno tanto più preciso quanto imperscrutabile pervade il vissuto di ognuno.
La storia si svolge in un momento imprecisato eppure attuale, collocabile tra il decennio appena trascorso e gli anni dell’ultimo berlusconismo. 
Le vicende mettono in luce con ironia e acume la realtà dell’università e l’unico lavoro dove ci sia una relativa abbondanza di offerta, ovvero quello dei call center, entrambi veri simboli della realtà giovanile di oggi.
Il giovane studente universitario ha come amici Miriam, Kevin, Francesca, Davide, Marco e Ivan, questi ultimi due sono fratelli. La vita di ciascuno potrebbe in qualche modo rivelarsi la chiave di volta delle esistenze di tutti, lo specchio che rivela a se stessi e agli altri. 
Gli incontri non sono mai causali, e ogni conoscenza è un frammento del nostro destino. E poi soprattutto chi sono realmente questi amici? Qual è il segreto che porta ognuno di loro, l’intima essenza della loro identità? Il dipanarsi degli eventi svelerà in modo nuovo ognuno a se stesso e agli altri.
Il protagonista attraversa anche stati emotivi diversi, vissuti con l’afflato unico della giovinezza: situazioni esistenziali condite da uno sguardo ironico e "magico", tra centri sociali e atmosfere romantiche che ricordano vagamente e in modo molto personale, "Le notti bianche" di Dostoevskij. Fanno spesso capolino situazioni pertinenti agli aspetti più innovativi di questi anni, che riguardano la cultura, le scienze, l’“ufologia”. Il tutto in un linguaggio che occhieggia allo slang giovanile, immerso nella cultura pop coeva sempre più protesa al “nuovo”, e che convive con il web, nel bene e nel male.
E in tal senso anche Erika, una ragazza conosciuta in rete, è una “voce fuori dal coro” e sarà un altro elemento di rottura nella vita di Mario.
Ieratica emerge la sponda placida, forte eppure non del tutto rassicurante della Calabria, luogo di ritorno e che diviene metafora di un rimando esistenziale, oltre che luogo di appartenenza dell’anima. 
E in questo crinale il più autentico io di Mario diviene la vocazione a essere cittadino del mondo.
Mario è un po’ il simbolo dei giovani e meno giovani di oggi, che sono tutti “gente di frontiera”, intrisi di antico e moderno, figli del decadimento delle ideologie, ma che stanno diventando essi stessi motori di nuove idee.
"I giorni dei giovani leoni" è un libro che occhieggia a una sorta di nouvelle vague coeva, come se i figli o i nipoti della generazione del 68 e del 77 avessero trovato un nuovo progetto che unisce tutti e che si nutre di informazioni non convenzionali, canali alternativi e scambio di idee fuori dagli stereotipi.
Il romanzo racchiude queste realtà e lo fa palesemente, ma anche attraverso il non detto e scritto, rimandando a un altrove vissuto e letterario che il lettore attento alle nuove tendenze intuisce far parte di sé. In questo senso può essere considerato come un romanzo di formazione giovanile del nuovo millennio, secondo il concetto di cosa è giovane oggi, e cioè oggi è giovane soprattutto chi si sa sintonizzare sui nuovi temi e nuovi modi di vivere in modo attivo ed efficace: ambiente, economia sostenibile, nuove idee e rinnovata spiritualità. 
Essere new global. Da qui forse uno dei sensi più profondi del titolo.
Il libro intende quindi rivolgersi a una generazione trasversale, in una realtà sociale dove “essere o non essere giovani” è diventato qualcosa di diverso rispetto al passato, di dilatato e che si nutre di aspetti esistenziali che una volta erano parametri rigidi.


L’AUTORE
Gino Pitaro è nato a Vibo Valentia il 7 luglio del 1970, si è laureato al DAMS di Bologna nel 1996.
Ha lavorato come uomo sandwich, portuale, cameriere, assistente minori disagiati, operatore call center, P.R., impiegato al back office, receptionist, svolgendo anche attività di documentarista indipendente.
Da anni collabora come articolista in alcune riviste e siti web, attualmente è redattore.
I giorni dei giovani leoni è il suo primo romanzo.


Cosa dice di lui Chuck Palahniuk: 
"Mi sono sempre chiesto che tipo di rapporto possano avere i lettori italiani con il mondo dei miei romanzi. 
Dopo aver letto I giorni dei giovani leoni con un lacunoso e poco efficace traduttore automatico, penso di poter dire che Pitaro sia un autore che non mi assomiglia, ma che nel contempo abbia un qualche tipo di rapporto con me, non tanto con la mia scrittura ma con un certo comune immaginario. 
Se lo consiglierei? Dopo i miei libri sicuramente, mi sembra un autore interessante e autentico, che ha scritto un buon libro."


***

Il romanzo può essere ordinato in tutte le librerie d'Italia, 
su IBS o sul sito della casa editrice sul sito della casa editrice.

4 commenti:

  1. Bel libro, leggero e profondo al contempo, ironico, un pò particolare. Qualche incertezza, ma non c'è dubbio che è un autore da tenere d'occhio. Le primizie talvolta sono i frutti migliori, onestamente lo suggerisco. Dharma78.

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  2. Senza alcun dubbio si tratta di un autore di talento. Anche la trama non è male, pur se il palesarsi di riflessioni e introspezioni rompe un pò il flusso narrativo. L'autore però rimane su un binario scorrevole. Sento parlare di "genio", di "grande talento"...qui di certo si vede solo un buon libro, e ammetto che Gino Pitaro ha anche una certa originalità espressiva, una sensibilità non comune...ma da qui a dire che sia un grande scrittore ce ne passa. E' solo il primo romanzo, e magari leggere questo stesso in un'altra edizione con caratteri un pò più grandi e mondato da qualche imprecisione non sarebbe male. Occorre dire, a onor del vero, che le riflessioni di Mario non guastano all'interno della narrazione, se non altro perché pertinenti, intriganti e fluide. E' un libro che si legge veloce. Forse l'originalità di Pitaro è dovuta alla sua formazione, che si nutre di un immaginario fatto di avanguardie storiche, cultura alternativa, rispetto e ammirazione per i classici. I giorni dei giovani leoni è un libro originale perché è originale il suo autore, cresciuto a pane e kammerspiel. Papaya Talenteye

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  3. Io il tizio che ha scritto questo romanzo l'ho conosciuto, proprio a un suo incontro dove ero andata con un'amica, un pò controvoglia. Devo dire che mi ha incuriosito: l'autore ha letto passi del suo libro, ha dialogato con scioltezza. E' un tipo brillante, fuori dai soliti stereotipi, e il suo romanzo non mi ha deluso, anche se quasi diciotto euro non sono pochi per un'edizione...quasi tascabile. Ha una certa simpatia ed è più carino dei video dove appare XD! Si tiene in forma. Insomma, un uomo da sposare XXXXXXXXXXD! Peccato che però vada ad alcool. Senza colpo ferire ho visto che si è scolato mezza bottiglia di prosecco...e non ha perso un colpo!

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  4. Salve, I giorni dei giovani leoni è un libro molto interessante. Pieno di spunti di riflessione sulla nostra vita attuale, sulle prospettive sognate quando il tempo sembrava, o forse era, leggero e dolce. I protagonisti ci accompagnano per mano fornendoci una lente in più, con la quale si è in grado di osservare sfumature prima impercettibili o distorte.
    Complimenti a Gino Pitaro, le cui opere spero di continuare a leggere.

    Buone cose
    Antonio Capolongo

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